Autocostruzione…qualcuno…prima di noi
Alcune regioni italiane si sono recentemente attivate con la proposta di progetti sperimentali rivolti al tema dell’autocostruzione in edilizia.
Tale attività sperimentale è destinata a risolvere il problema dell’abitazione principale per tutti coloro per i quali l’acquisto di una casa sul mercato è un miraggio non raggiungibile a causa degli alti costi che ciò comporta.
Certamente sarebbe auspicabile un serio quadro normativo nazionale che prenda in esame tutta la complessa materia riguardante non solo gli aspetti tecnici ma anche quelli legati alla sicurezza ed alle normative urbanistiche. Sono già molte tuttavia le esperienze in fase di realizzazione e quelle ultimate in altre regioni d’Italia; già la proposta di legge nazionale n.3112 del 3 ottobre 2007 prevedeva un fondo per l’erogazione di contributi in favore dei soggetti che intendevano provvedere alla costruzione della loro prima casa attraverso la partecipazione in società cooperative.
Negli anni 1996, 1997 e 1998 partecipai ad un progetto finanziato dalla Comunità europea in qualità di assistente tecnico alla formazione progettuale di edilizia sociale a Managua in Nicaragua. In quel periodo, circa 17 anni fa, ebbi la sorpresa di conoscere i programmi di autocostruzione già ampiamente inseriti nelle normative di alcuni governi del Centro America. E certo sorprende il fatto che oggi in Europa, con un certo ritardo rispetto a ciò che avveniva nell’area Centro americana e nel Messico si cominci a trattare l’argomento con un crescendo interesse.
I beneficiari del programma erano innanzitutto rappresentati da quei settori di popolazione a più basso reddito; i settori di popolazione con tradizioni organizzative, i settori non compresi in altre iniziative di agevolazioni alla casa, le popolazioni che vivevano in condizioni urbanistiche precarie.
Tutte le organizzazioni dei beneficiari potevano partecipare attivamente alla costruzione delle abitazioni attraverso programmi di formazione, informazione e assistenza. In particolare i lavoratori del settore scolastico, del settore sanitario, quelli della piccola industria e del commercio locale potevano beneficiare di tale progetto in forma integrata e programmata per accrescere le potenzialità occupazionali e favorire uno sviluppo progressivo della qualità della vita. Il progetto era stato concepito attraverso alcuni programmi di attività.
- Il Programma di Progettazione
- Il Programma di formazione, informazione e addestramento
- Il Programma di costruzione
Il programma di progettazione, in accordo con le necessità di sviluppo, prevedeva alcuni mesi per sviluppare le tappe degli studi di massima e per la elaborazione delle fasi progettuali. In questa prima fase di lavoro si poteva procedere alla scelta del personale tecnico da formare, agli studi ed alle indagini sul territorio, alla pianificazione dei programmi di formazione, all’allestimento delle sedi di lavoro ed alla scelta delle attrezzature e dei materiali più idonei.
Gli studi, le indagini ed i rilievi da eseguire rappresentavano una componente fondamentale per il buon esito del programma essendo essi assolutamente propedeutici per poter tracciare le linee guida delle diverse fasi di sviluppo.
Dunque la fase iniziale dello studio non si limitava alle solo analisi tecnologiche dei sistemi di costruzione ma doveva necessariamente spaziare sul vasto raggio socio-economico richiesto dalle iniziative sociali.
La fase iniziale supportata da tecnici specialistici aveva lo scopo di impostare tutte le accennate operazioni tecniche per l’avviamento degli obiettivi.
Il programma di Autocostruzione e di Autofinitura degli alloggi per tappe progressive veniva pianificato e bilanciato in funzione delle esigenze e delle necessità delle famiglie attraverso una serie di moduli e questionari che rilevavano statisticamente le situazioni sociali, ambientali e familiari della popolazione.
Nell’ambito dei singoli programmi di intervento si tendeva ad applicare quei criteri generali che potessero garantire una buona elasticità della fase costruttiva. Si prescrivevano cioè alcune caratteristiche da rispettare durante tutte le fasi edificatorie che possono essere così schematizzate:
- Evitare materiali e componenti di peso eccessivo che richiedessero grosso macchinario industriale per la loro posa in opera
- Evitare l’uniformità ossessiva delle tipologie edilizie
- Distinguere la scelta degli schemi tipologici residenziali da quelli per l’edilizia sociale la quale si sarebbe dovuta sempre identificare come espressione più universale rispetto all’organismo sociale della comunità familiare.
Il programma di Formazione, Informazione e Addestramento era mirato essenzialmente alla applicazione degli stimoli per la crescita e per lo sviluppo delle risorse lavorative locali in modo continuo ed organico. Tali attività affrontavano in generale i temi della gestione, delle tecniche di autocostruzione, i metodi di scelta e diversificazione dei materiali, le varie metodologie e tecniche di produzione, i programmi di integrazione ed infine i sistemi di conservazione, manutenzione ed uso dei materiali da costruzione.
Gli obiettivi da raggiungere potevano essere così schematizzati:
- Promozione del mercato sullo sviluppo razionale dei materiali per l’edilizia diffusa
- Elevazione del livello di conoscenza tecnica ed organizzativa sia dei direttori di impresa sia della mano d’opera comune impiegata nel programma di autocostruzione.
- Promozione e diffusione dei miglioramenti ipotizzabili nei processi di produzione
- Fornitura degli inputs necessari al miglioramento delle tecniche costruttive delle abitazioni a basso costo organizzando ed ottimizzando il processo delle distribuzioni
- Formazione e addestramento di mano d’opera artigianale al servizio delle costruzioni come muratori, fabbri, falegnami, elettricisti, idraulici, pittori, giardinieri.
- Formazione e addestramento di personale addetto alle manutenzioni
Tutte le attività di formazione erano affidate a volontari esperti in tecniche didattiche e formative che possedevano i requisiti e le metodologie richieste. Ovvero alle industrie o alle piccole imprese del settore che mostrassero interesse nella diffusione di prodotti e componenti edili di facile posa in opera.
Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo della casa e delle risorse umane nel 1989 aveva predisposto alcuni questionari che servirono a raccogliere informazioni dettagliate in merito alla scolarizzazione della popolazione ed alle esigenze di miglioramento della residenza di ciascun componente delle comunità periferiche di Managua (Fig.1). Ai fini del censimento, vennero proposti alcuni schemi grafici molto elementari nei quali gli abitanti dovevano indicare lo stato di manutenzione della loro attuale residenza, i materiali impiegati per il pavimento, le pareti ed il tetto, le condizioni igieniche dei servizi e degli impianti idraulico ed elettrico.
Il Ministero della costruzione e del trasporto, a seguito del tremendo terremoto del 1972, nell’anno 1997 aveva pubblicato la “Cartilla de Construccion” con l’intento preciso di divulgare in forma semplice ed accessibile a tutti gli strati della popolazione le conoscenze tecniche di base per la costruzione degli edifici minori. Essa era appunto destinata a quelle persone che non sempre potevano fare affidamento su servizi offerti da professionisti del ramo ma che tuttavia potevano contare su una guida tecnica di facile consultazione adatta anche a coloro che desiderassero intraprendere iniziative di autocostruzione (Fig.2).
In occasione della mia attività di consulenza sul territorio nicaraguense, trovai in una libreria locale un manuale edito da Editorial Pax-Mexico a cura dell’Arch. Carlos Rodriguez intitolato Manual de Auto-Construccion nella cui introduzione il presidente della Società Messicana di Pianificazione Arch. Francisco Covarrubias scriveva che il 60% delle residenze individuali del Messico sono costruite dagli stessi occupanti che le abitano e dunque risultava di primaria importanza pubblicare un manuale destinato prevalentemente a quei gruppi di persone che a causa di disagiate condizione economiche, dovevano per necessità fare ricorso ai sistemi dell’autocostruzione. Il manuale dunque avrebbe permesso a tali gruppi di abitanti di realizzare le proprie residenze in maniera più efficiente, più razionale e soprattutto più sicura. Specie se si consideravano i troppo numerosi casi di precarietà urbana in cui gravi improvvisazioni dovute ad inesperienza e assoluta mancanza di conoscenze tecniche avevano provocato un degrado crescente e conseguenti fenomeni di fatiscenza.
Il manuale, accompagnato da graziosi ed infantili schemi grafici iniziava con i suggerimenti per la pulizia del suolo (Fig.3), insegnava a piegare i ferri di armatura ed a legarli tra loro con un rudimentale gancio metallico da ruotare a spirale (Fig.4), spiegava le modalità per inchiodare le lamiere ondulate sulla falda di un tetto (Fig.5) e giungeva anche a suggerire i sistemi più economici per l’autocostruzione delle porte. (Fig.6)
Il Bollettino Territoriale Informativo sui sistemi di insediamento umano nicaraguense era stato elaborato con precise funzioni di censimento delle abitudini e delle occupazioni della popolazione. Il censimento fu redatto accompagnando i questionari con quadretti a fumetti che invitavano a rispondere sul livello di alfabetizzazione, sulle relative categorie occupazionali, sul grado di delinquenza o altri problemi sociali sofferti dalla popolazione, sui flussi migratori presenti in un determinato territorio ed ovviamente sul numero dei membri che componevano le famiglie e sul loro stato di salute.
Non ho avuto, dopo quegli anni, altri contatti con il governo nicaraguense, ma certo, oggi, mi piacerebbe poter avere un riscontro per poter conoscere l’esito di tali iniziative.
Arch. Lodovico Alessandri